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CAPITOLO III

 

LA POPOLAZIONE
(superstizione)

 

Tra il popolo ignorante regna purtroppo in maniera smisurata la superstizione. Prima di tutto parliamo delle così dette fatture o magie, con le quali particolare sono donne vecchie e brutte, pronunciano parole misteriose  fanno ammalare qualsiasi persona o possono ottenere che quest'ultime siano colpite da disgrazie; altrettanto sono capaci di far innamorare un uomo pazzamente di una donna o viceversa. Molto diffuso e' la credenza negli spiriti, che si sono introdotti in qualsiasi persona o con il nutrimento o durante il sonno e si sono fusi con essa. Queste persone allora ottengono delle proprietà sopranaturali; ragazze colpite da Istero-cafalepsis si ritiene siano spiritate. Quando qualcuno muore per incidente, sia che in seguito ad una tempesta sul mare sia in seguito ad una caduta in un burrone sia che abbia trovato la morte in altre circostanze, allora si crede che la sua anima si aggiri tanto quel nei relativi dintorni finché é arrivato il tempo della sua naturale morte. Se dei bambini cadono da qualsiasi punto rialzato o non riportano danni;  oppure dei danni molto leggeri in  rapporto al pericolo subito, allora si crede che l'angelo custode abbia sostenuto il bambino in aria o che l'abbia comunque fatto cadere dolcemente; questa credenza in parte saggia probabilmente su base religiosa. Quando si parla male di un defunto, allora si crede che il morto debba soffrire.

Per la durata della conversazione se si sposano dei parenti vicini, uno dei due sposi deve morire nei primi anni del matrimonio. Ai pasti assiste un angelo che continua il suo servizio protettivo presso altri tavoli quando al primo é terminato il posto.

Quest'ultima superstizione è talmente diffusa per la gente di campagna, che l'uomo, immediatamente dopo aver mangiato ordina alla donna di sparecchiare la tavola, perché l'angelo non debba aspettare ulteriormente. Si crede anche generalmente al malocchio e per proteggersi si applica di solito all'entrata della casa un paio di corna di montone. Le porcelluzze vengono considerate uguali ai pezzi di crollo, quale mezzi contro il malocchio. Le persone con il malocchio hanno la disgrazia che, se lodano la salute, la bellezza o la fortuna di qualcuno, quest'ultimo si ammalano; altrettanto si ammalano o si recano in  qualche pericolo gli animali lodati da tale persona. Se lodano un oggetto, quest'ultimo si rompe, e se si imbarcano, scoppia una tempesta. Questi disgraziati vengono sfuggiti e sono odiati da parte degli strati bassi del popolo. Se viene sparso dell'olio d'oliva sul pavimento questo è un segno sicuro di una disgrazia inevitabile.

Altrettanto vale per il grido di una civetta o quello delle galline quando soffrono la cosiddetta pepita, per cui vengono immediatamente uccise per evitare la disgrazia temuta.

La macroglossa stelletornu, che volentieri si insinua nelle case, viene considerata, similare all'usanza in Spagna, quale portatrice di buone notizie, e le donne dell'isola sono contente di vederle. Trovare una lucertola con due code porta fortuna, mentre le lucertole ammazzate per mano degli uomini maledicono il loro assassino. I serpenti non si devono ammazzare, perché fanno cambiare la buona fortuna dell'uccisore. Una superstizione curiosa dei pescatori e dei marinai in genere é la credenza di poter far sparire con parole la tromba d'acqua chiamata manica cuda di rattu o tromba, e di cui tutta la gente parla con la massima sincerità. Le parole sono:" forza del padre, sapienza del figlio, virtù dello spirito santo ti taglio manica che ti  decanto". Queste parole di solito vengono fatte imparare soltanto la notte di natale, particolarmente durante la consacrazione durante la messa oppure il venerdì santo, ma possono essere dette anche alla sera della festa dei tre re magi, viene considerato un peccato il confessore di dire le parole nel pericolo,  ed é un sacrilegio di dirle in altre circostanze. Se vengono dette in pericolo imminente, i preti danno l'assoluzione, negli altri casi è quasi impossibile ottenerla.

Un prete confessore per tanto tempo non voleva assolvere il padre di un mio marinaio dopo due anni circa l'uomo portava il religioso a Palermo e durante il tragitto ad un tratto apparve una tromba d'acqua. Il prete confessore spaventato cominciò a gridare: "l'assolvo, l'assolvo", il pescatore disse le parole e furono salvati. Effettivamente, il tempo necessario per dire le parole con enfasi; corrisponde alla solita durata di una tromba d'acqua.