Panarea, GUIDA ALLE VACANZE - Giornale dell'isola - il portale di informazione e notizie dell'isola di Panarea su turismo, trasporti, alberghi, ristoranti, hotel, flora, fauna, geologia, storia, archeologia. Per chi Ama Panarea
Torna alla pagina precedente

11 SET – LE RIFLESSIONI DI MAURA CIRIELLI: CHE TRISTEZZA! (11/09/2007 - 17.37)
Questo agosto, come sempre sono stata a Panarea e mi sono profondamente rattristata perché Panarea ha raggiunto il suo punto di non ritorno.
Avvia la stampa di questo articolo

Invia questo articolo



Il 30/12/2004, inviavo a questa redazione uno scritto titolato ‘Panarea deve essere rispettata’ poi pubblicato e mi auguro letto da qualcuno, al quale scritto erano allegate delle foto scattate a Panarea nei primi anni ’60. Chissà se qualche frequentatore attuale dell’isola le avrà visionate, sarei curiosa di sapere che impressioni ne abbia tratto. L’occasione attuale per scrivere me la dà la scomparsa di una figura fondamentale e rappresentativa di Panarea, una persona che ho conosciuto e amato sin dalla mia infanzia e che rappresentava purtroppo ormai l’ultimo baluardo della vecchia generazione di figure originali e storiche della vita panarellese. Parlo dell’Angrisa’ l’Inglesina cioè Giovannina Lauricella. Nei miei ricordi avrà sempre un posto di preminenza, la sua figura curva sotto il peso dei fasci di legna o dei sacchi di olive , con la zappa in mano instancabile nel coltivare l’arida terra per ricavarne quello che allora era merce preziosa , curva sotto il sole fin dall’alba a raccogliere capperi o chiusa nella sua fumosa cucina quando mi friggeva le melanzane o preparava i dolci di riso per il mio compleanno in agosto. Moglie di un’altra figura famosa il leggendario tabaccaio De Natale, persone che insieme ai loro figli oltre che un bellissimo rapporto d’amicizia, hanno costituito il punto di riferimento della mia famiglia nel frequentare l’isola nei tempi in cui la così detta ricettività turistica era praticamente inesistente. Bei tempi ? Bellissimi..….nessuno può immaginare con quanta nostalgia li ricordo e come mi senta fortunata per aver avuto il privilegio di poterli vivere. Ecco perché mi riallaccio al mio precedente articolo e alle foto allegate. Qualcuno innamorato delle modernità più spinte potrà storcere il naso e obiettare che allora a Panarea mancava tutto. Cos’è il tutto ?
Questo agosto, come sempre sono stata a Panarea e mi sono profondamente rattristata perché Panarea ha raggiunto il suo punto di non ritorno. Panarea è oramai rovinata. Non l’abbiamo rispettata a sufficienza, noi tutti, non l’abbiamo saputo fare..L’abbiamo voluta modernizzare ? Che cosa abbiamo adesso, servizi migliori? Arredi urbani eccellenti? Ci siamo accorti di cosa ne abbiamo fatto ? Una bolgia infernale rumorosa e incontrollabile, macchè ordinanze macchè controlli, ognuno cerca di far quello che più gli fa comodo, costruzioni abusive, spazzatura, barconi, discoteca famosa non certo per la musica, rumori tutta la notte, gente ovunque a far di tutto, feste diurne e notturne con altoparlanti a 10000 decibel e se la gente sana vuol dormire chi se ne frega, Panarea è l’isola della permissività , della bella vita, dei Vip, delle schifezze…….e dopo l’estate il nulla, quasi neanche il necessario. Noi ne siamo i colpevoli perché abbiamo permesso che Panarea diventasse famosa solo per queste oscenità, noi turisti che non abbiamo compreso a sufficienza i beni che dovevamo salvaguardarci visto che vogliamo andarci a riposare, gli abitanti tutti che nella prospettiva di facili guadagni non hanno cercato solo le priorità essenziali ma hanno svenduto le loro bellezze e invece di consociarsi per salvaguardarle non hanno fatto altro che farsi la guerra senza creare nulla di costruttivo per tutti loro ma trasformando l’isola in una squallida macchina per far soldi, tanti e subito. Peccato. La ‘mia’ Panarea quella che ho conosciuto io forse era più scomoda perché non c’era il vergognoso turbinio delle macchinette, taxi, motorini e gas di scarico che intralciavano la strada appestandone l’aria, ma aveva sentieri silenziosi, il mare pulito, la spiaggetta dall’acqua limpida col solo rumore dei fasci di canne mossi dal vento, le notti silenziose buie e stellate, i falchi sul Timpone del Corvo e i conigli selvatici, il Milazzase pieno d’uva, i narcisi in primavera al Vurio e una quantità di pesci e aragoste indescrivibile portata dai pescatori alla mattina.
Peccato che nessuno potrà più gustare tutto questo.
Arrivederci Inglesina, e grazie perché è anche grazie a te se tutto questo io, l’ho avuto.
Maura Cirielli