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03 MAG - PESCA: SUMMIT A LIPARI (04/05/2006 - 16.35)
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Tranci di pesce spada, rigorosamente di plastica, irrorati del caratteristico salmoriglio, da servire in tutti i ristoranti della coste Tirrenica e Ionica di Sicilia e Calabria. E’ la singolare manifestazione di protesta, ideata a Lipari, contro le ferree disposizioni dell’Unione europea che dopo il divieto d’uso di spadare, con la conseguente riconversione delle attività, e di ferrettare, non vuol più sentir parlare di impiego di reti da posta derivanti. Attrezzi, invece, ritenuti indispensabili per la pesca ai grandi pelagici , fonte principale del reddito della categoria, che com’è noto è fortemente controllata per mare , per cielo e per terra da pattugliatori, aerei e uomini della Guardia costiera. La clamorosa iniziativa sarà attuata sabato con il sostegno dei sindaci dei comuni rivieraschi che devono fare i conti con la forte crisi economica e, quindi anche occupazionale, del settore. Preoccupazione che , ad esempio, nella principale isola delle Eolie, rasenta il dramma se si considera che ai disagi, avvertiti dalla locale marineria composta da ben 400 addetti, vanno ad aggiungersi quelli dei 100 lavoratori della pomice. Lipari, che ieri, ha ospitato per la prima volta una sorta di summit interregionale alla presenza di oltre un centinaio di pescatori guidati dai sindaci e assessori per valutare strategie perseguibili e soluzioni , si spera , definitive dopo tre anni anche di decreti ministeriali tampone. Per Salvatore Roccapalumba, dirigente del dipartimento regionale della pesca , intervenuto per suggerire una strada percorribile a livello nazionale e comunitario “ il problema và affrontato in termini tecnico-scientifici. Occorre – ha dichiarato - trovare delle alternative ai sistemi di pesca già banditi, con altre reti da posta diverse e selettive del pescato. All’abolizione delle reti tradizionali – ha aggiunto - non hanno mai fatto seguito degli interventi di monitoraggio del mare per valutare seriamente se e come quei sistemi hanno inciso sull’ecosistema marino”. Per Salvatore Napoli, assessore del comune di Santa Flavia , i pescatori negli ultimi anni non sono stati abbastanza tutelati. “Di fronte – alle impugnative al Tar, regioni e associazioni della pesca hanno sempre subito passivamente, senza far valere le ragioni della categoria. E oggi continuiamo ad assistere alla pesca tranquilla , nel mediterraneo, di marocchini e tunisini”. Tutti d’accordo, comunque, sulla predisposizione di un documento unitario da sottoporre alle regioni, al ministero, e soprattutto al commissario Ue, Borg. “Un documento - ha dichiarato il sindaco , padrone di casa, Mariano Bruno - nel quale si evidenzi che l’attuale legislazione in materia non consente lo svolgimento sereno dell’attività di pesca e nemmeno la possibilità dell’attività turistica. La limitatezza del raggio d’azione – ha sostenuto - nel quale queste attività dovrebbero esplicarsi confligge con le rotte dei mezzi di trasporto e delle imbarcazioni da diporto. Inoltre, come può parlarsi di sana gastronomia allorquando sulle tavole delle gente non può più giungere il pesce fresco e si viene costretti ad alimentarsi con prodotti di dubbia provenienza e qualità? ”. L’intento, quindi, con i pescatori in stato di agitazione, è quello di riaprire le trattative con Bruxelles anche perché la scienza oggi può offrire soluzioni improponibili fino a qualche anno fa. Non a caso si parla di reti da posta controllate con tanto di sofisticati sonar per allontanare i delfini.
Peppe Paino