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10 MAG - LETTERE ALLA REDAZIONE: LAVORI AL PORTO, PROF. FRANCESCO BRUNO (11/05/2007 - 10.22)
Come addetto ai lavori mi chiedo, con indignazione e scetticismo, a che servano anni ed anni per la redazione di piani paesaggistici e regolatori, con impegno del pubblico denaro, se questi sono i risultati.
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Il prof. Francesco Bruno, docente presso il Dipartimento di Conservazione Beni Architettonici e Ambientali dell’Università Federico II NAPOLI, ci ha inviato una lettera. Noi la pubblichiamo.


Cara Pina,
l’amore per Panarea e l’affetto e simpatia che ho per tutti gli amici Panarellesi, mi spinge a queste note… sui lavori di “arredo” nell’area del molo.
Non sono un conservatore e sono per l’evoluzione e le ineludibili trasformazioni dei centri minori e delle città. Sostengo la reciprocità di valori tra natura e architettura, tra natura e costruito. Mi commuovo a rivedere vecchie cartoline ma non sono nostalgico d’improbabili permanenze, dell’immutabilità.
A distanza ero pertanto rimasto indifferente alle notizie sui lavori che interessavano il molo: infinite volte, dagli anni ’60, avevo assistito a trasformazioni e adeguamenti, immediatamente assimilati dalla bellezza incomparabile del luogo, del paesaggio, del modo stesso di vivere l’isola (solo la musica, a tutto volume prodotta da alcuni locali, mi respinge… in alcune ore da quel luogo, per me e per tanti, incantato).
Oggi, a lavori quasi ultimati – e non oso pensare al completamento descrittomi - rilevo una ferita seria subita dall’ambiente, inferta alla memoria collettiva.
Non è, beninteso, una faccenda di gusto, di soluzione “che piace” o “non piace”. Si tratta di un intervento sbagliato perché, con presunzione, stravolge l’identità dei luoghi, cancella lo stratificarsi lento di un ambiente, mirabile equilibrio tra natura e costruito. L’asse della strada ruotato rispetto all’orografia ed alla cortina edificata, marciapiedi, gradini, piazzali, risolti con improbabile disegno organico, ereditato grossolanamente e impropriamente da tendenze post- moderniste, aiuole circolari per ospitare alberi e sinuose panchine che danno le spalle a Dattilo, rappresentano una cultura estranea e impropria, dolorosamente offensiva. Il muretto a separatore dell’arenile interrompe la singolare integrazione tra l’abitato, le barche e il mare. Ancora: la gradinata che dall’angolo del bar del porto s’inerpica verso I Ditella, sky line di molteplici iconografie che raffigurano il segno molto inclinato della salita sul costone, sarà mutato con soluzione di raccordo in curva. Per quanto concerne i materiali, se è apprezzabile l’uso della pietra locale per i cordoli è deprecabile la scelta della breccia calcarea per la pavimentazione dei marciapiedi. Tante perplessità permangono sul completamento annunciato per altri arredi (gazebo e, pare, illuminazione! – per quanto discreta).
Per tutto quanto non vale, per favore, la giustifica che invoca la “sicurezza”.
Come addetto ai lavori mi chiedo, con indignazione e scetticismo, a che servano anni ed anni per la redazione di piani paesaggistici e regolatori, con impegno del pubblico denaro, se questi sono i risultati. Mi chiedo (ci chiediamo) perché non vi è stato un concorso di progettazione o, almeno, una pubblica, e seria, presentazione del progetto, con dibattito ( non ho incontrato un solo cittadino residente soddisfatto dell’intervento!). Mi sgomenta quello che negli anni futuri sarà concesso ai privati se il pubblico offre tal esempio e gli Enti preposti approvano tutto.
E’ il buon senso smarrito, come spesso avviene.
Cara Pina, questo è il mio legittimo, doveroso e forse inutile sfogo che invio al tuo sito e, personalmente a te, paladina nella difesa dei valori e della storia dell’isola, nello sviluppo auspicabile e sostenibile. Tuttavia, e ne sono sicuro, la mia meta preferita nelle permanenze sull’isola, resterà il “molo” e gli incontri giornalieri con gli amici Giovannino, Felicino, Giovanni, Margherita, Franco, Carola, Mimmo, Pippo, Malfitano, Bartolino, Paolino e quanti altri, per prendere un caffè con loro e, a volte, giocare a carte, nel posto più bello del mondo.
Un caro saluto
Francesco Bruno