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Octoflexus: dal mare viene la risposta alle domande piu' profonde che ci siamo sempre posti
(29/08/2014
- 12.26)
E' appena uscito un romanzo che Amapanarea consiglia di leggere perché il mare, tanto caro a noi isolani, è al centro del racconto che però si sviluppa in un modo impensato.
Una catastrofe inimmaginabile consente una scoperta incredibile che cambierà il nostro modo di concepire la vita perché si verrà a conoscenza di una terribile verità che poi ci accompagnerà per il resto della nostra vita.
L'autore è Sandro Di Nardo, un grande estimatore di Panarea e sempre vicino alle vicende che toccano l'isola.
Non è importante quando, ma è fondamentale sapere che tutto ciò che vi sto per raccontare è veramente accaduto e i suoi riflessi sono presenti in modo prepotente e pervasivo anche oggi.
In questo momento, ancora non sapete che la faccenda riguarda anche il vostro passato e, quel che più conta, anche il vostro presente e futuro. Leggendo questo libro, a mano a mano ve ne renderete conto. Purtroppo, e me ne dispiace, sicuramente la vostra vita cambierà per sempre. Specialmente alcuni di voi non potranno più tornare come prima, è bene che lo sappiate.
Comunque, non spaventatevi troppo, questa è la realtà ed è ormai giunto il momento di conoscerla e farne veramente parte.
Ma iniziamo.
Il mio compito ora è solo quello di raccontare. È una situazione strana che, come dicevo, non riguarda solo il passato ma definisce il presente e getta le basi per il futuro. È sempre stato così, bastava accorgersene. Era tutto chiaro, è tutto chiaro. Per millenni è stato il segreto di quei pochissimi che avevano intuito ma che avevano portato nella tomba la loro scoperta senza rivelarla mai. Tutti gli altri non ci avevano mai riflettuto troppo sopra. E così continua a essere.
Come lo so? Vi accorgerete di saperlo anche voi.
Quello che sto scrivendo, quindi, non è un romanzo giallo né un thriller o farneticazioni e deliri su storie fantastiche, è qualcosa che riguarda tutti noi e che ho avuto la disavventura di conoscere, apprendere, percepire personalmente, in una situazione soverchiante.
E ora mi sento in dovere di comunicarvela.
Innanzitutto, questo libro è un racconto e così lo dovete considerare. Inizialmente, almeno. È meglio così! È molto meglio che sia visto in questo modo.
Certo che nello scriverlo ho trovato veramente molte difficoltà. A volte vi erano degli impedimenti del tutto naturali, causati da semplici problemi quotidiani, come le continue interruzioni per futili motivi durante i momenti di concentrazione. A volte, invece, mi sono quasi spaventato nel vedere che alcune di quelle complicazione sembravano essere sopraggiunte intenzionalmente da qualche volontà, con inspiegabili e ripetitivi eventi, come se qualcosa (o qualcuno) volesse che io non scrivessi, che non raccontassi a tutti quello che avevo deciso di far conoscere.
Per scrivere, normalmente utilizzavo un computer portatile molto leggero, utilissimo la sera a letto da tenere sulla pancia. Era il momento migliore per tirar fuori quello che dovevo dire. Ebbene, quasi sempre succedeva qualcosa che poteva sembrare un intoppo preordinato, che quasi sempre mi faceva desistere dal mio intento. Blocchi del computer, file che non si aprivano o che si chiudevano improvvisamente, spegnimenti inspiegabili. Situazioni, insomma, che si verificavano soltanto sui file di questo racconto. Allora, a quel punto, invece di andare avanti, ero costretto a leggere o a guardare la Tv per cercare di prendere sonno e non pensare.
Sapevo che quello che mi accingevo a raccontare era molto importante. Ma chissà se questo era proprio gradito a Tutti!
Ma per cominciare devo tornare indietro di oltre un anno. Era la notte tra il 13 e il 14 giugno e ricordo che con mia moglie, la mia dolcissima Beatrice, una sera decidemmo di fare un'escursione che avevamo pensato da un po' di tempo. Eravamo all'aperto, fuori, soli, veramente soli, io e lei in uno strano incubo, il nostro incubo.