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MICHELE SANTORO: OTTOBRE A PANAREA (14/10/2002)
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Il mio viaggio verso Ottobre è cominciato in una sera piovigginosa. La nave sembrava ancora al Vesuvio e il mare brontolava di noia. Alla partenza sono rimasto sul ponte a interrogarmi su quella partenza fuori stagione verso un’isola che s’annunciava quasi deserta e con un tempo così incerto.
Poi sono stato catturato dallo spettacolo di Napoli che s’allontanava e non riuscivo a staccare gli occhi dalle luci sempre più piccole. Avevo come la sensazione di lasciare sulla banchina un altro me stesso stanco e annoiato. Improvvisamente un’onda mi ha come travolto; e sono diventato stranamente euforico. Il nome della nave, Carpaccio, che inizialmente m’era sembrato incredibile, adesso lo trovavo bellissimo. E perfino la cena al self service, più tardi, l’avrei giudicata più accettabile.
La mia bambina sembrava dominata dalla stessa allegria. S’infilava dappertutto, saltava su ogni panca e su ogni gradino. Come se avesse voglia di volare per raggiungere le stelle che s’affacciavano a tratti dal cielo fitto di nuvole.
Mia moglie ha dormito con lei nella cuccetta inferiore ed io, che soffro di claustrofobia, mi sono arrampicato sulla scala traballante verso la cuccetta superiore, sdraiandomi sotto il soffitto che mi schiacciava. “Non chiuderò occhio” – ho pensato. Invece mi sono addormentato subito; e i sogni hanno spalancato le pareti, facendo diventare il piccolo oblò un gigantesco schermo circorama.
Così, quando alle prime luci del mattino, ero lì che guardavo Stromboli ancora addormentata, io non riuscivo a rendermi conto d’essere sveglio. A Ginostra una piccola lancia ha solcato il mare verso la nave; e una signora con i capelli bianchi ha afferrato per miracolo la mano di un marinaio che l’ha issata a bordo. Anche le valigie hanno raggiunto la nave non si sa come. Tutti ridevano. Anche la signora dai capelli bianchi rideva. A squarciagola.
Panarea si avvicinava lentamente, come il bel tempo, come Ottobre che cominciava a lambire con i suoi colori le falde nere di Basiluzzo. Lo scoglio era ormai l’ultimo ostacolo tra noi e il sole che sorgeva annunciando la bella giornata.
Non penso che l’autunno sia la stagione della nostalgia. Tutto per me, invece, comincia nei colori di Ottobre. Chi non ci crede deve venire a Panarea per capirlo.
La famiglia di Pina (Giovanni, Antonio) ti solleva dalla nave come una volta si tiravano a secco le barche. Dolcemente. In un attimo sei sulla terrazza di quella che lei chiama “una suite” e che a te sembra la tua piccola casa accogliente affacciata su Stromboli. Cominciano giorni felici. Notti stellate a guardare il vulcano che sputa fuoco. Senza rumori e senza il fastidioso accalcarsi della folla dei villeggianti. I vicoli ti appartengono completamente. Il mare ti appartiene. Come la spiaggetta e Calajunco nella sua sfolgorante bellezza.
Tedeschi, francesi, spagnoli: tutti si muovono con discrezione sentendosi complici dello stesso sogno. La sera riempiono i tavoli di Pina. E Giovanna li accoglie sorridente, trovando per ciascuno la frase più adatta. Ho conosciuto Pina tanti anni fa e l’ho vista cambiare come una pianta che cresce rigogliosa e serena. Ma adesso so che ad ottobre Pina fiorisce e mille profumi riempiono la sua cucina. In questa stagione puoi avvicinarti a lei per rubarle un pezzetto di tempo. Io l’ho fatto e le ho chiesto di cucinare per la sua zuppa di pesce. E siccome era ottobre, lei ha detto di sì.
Michele Santoro